Tratto dal racconto "La Nebbia", contenuta nel famosissimo libro di Stephen King "Scheletri" (1985), periodo d’oro della produzione del grandissimo scrittore americano (sono gli anni in cui vengono alla luce "l’occhio del male", "It", "Misery" e "la metà oscura" giusto per citarne alcuni) , The Mist è un film apparentemente horror allo stato puro. Una situazione sconosciuta, delle non meglio precisate creature malvage, un alone di terrore e la follia che prende il sopravvento sulla razionalità. Ma anche un film introspettivo in cui si gioca su sentimenti contrastanti, dottrine esasperate e legami dettati dalla necessità di sopravvivere. King da sempre è stato bravissimo a trasportare questa paura nei suoi libri. Lo stesso non si può dire, secondo me e limitato a questa pellicola, di Frank Darabont, regista del film in questione, e del cast di attori che hanno fatto parte dello staf di The Mist. Ad eccezione di alcune scene molto belle, di alcune frasi particolarmente significative e su cui riflettere ("Gli esseri umani sono tutti un po’ folli sennò perchè dovrebbero esistere politica e religione?" o "Metti due persone in una stanza e quelle troveranno un motivo per uccidersi!") e un direttore della fotografia capace di cogliere ottimamente il fulcro delle scene madri (per la cronaca è Ronn Schmidt, di cui, purtroppo, ne io ne Wikipedia sappiamo molto) il film si svolge noiosamente e, spesso banalmente tra situazioni tragiche ma mal recitate, attimi di disgusto tipicamente horrorifero ma con effetti speciali, il più delle volte, niente più che carini.
Grafica digitale molto curata nei dettagli "fisici" (salvo i ragni con dentatura umana… vabbé che si trattarebbe di esseri provenienti da un’altra dimensione ma a tutto c’è un limite!) ma solo approssimativa nei movimenti delle creature (ancora i ragni… veloci, precisi e letali quando devono uccidere i figuranti ma soporiferi, goffi e imprecisi quando, guardacaso, stanno per attaccare un personaggio principale…).
E di critiche che ce ne sarebbero mille… a partire dal tema trito e ritrito della porta dimensionale sfuggita di controllo (ok, fedele al libro ma resta comunque una scappatoia inflazionata!), ai personaggi che, novelli Neo di Matrix, schivano le ragnatele con effetti moviola che neanche Novantesimo Minuto… e ancora, il figlio di David, Billy, che soffre di personalità multipla? Piange a dirotto, poverino, e non vuole lasciare che suo padre affronti la morte atroce per mano di terrorifiche creature per salvare un amico in fin di vita… ma basta che il buon genitore gli dica "prometto di tornare e salvarti" per calmarlo e farlo addormentare tra le braccia della donna bionda di cui si ignora l’utilità… E che dire della postura dell’appena nominato Billy in braccio al padre? Sembra o non sembra un sacco di patate? No, ditemi voi se un ragazzino di, diciamo 10 anni, deve essere sempre e costantemente tenuto in braccio? Ma non può starsene seduto? E ancora la gente terrorizzata dai giurassici canarini assassini di taglia xxl che scorrazzano felici e si divorano l’un l’altro al di la di un semplice vetro… ovviamente, anziché cercare un nascondiglio anche solo decente, preferiscono aspettare per vedere chi verrà mangiato per primo dopo che il vetro venga ridotto in briciole dai suddetti volatili…
Criticabile anche la pseudo simil storia d’amore tra il soldato e la cassiera… non si poteva proprio evitare quella scena completamente inutile che non aggiunge nulla alla storia (tantopiù che la disgraziata, come per un nefasto contrappasso, muore trenta secondi dopo il tanto atteso bacio…)?
Ma parliamo anche di pregi perché in fondo alcuni ci sono… partiamo dalla simbologia… e citiamo subito il quadro che David sta dipingendo all’inizio del film… per gli appassionati di King non sarà sfuggito il fatto che il cowboy rappresentato, altri non è che Roland Deschain pistolero di Gilead, protagonista della saga "La Torre Nera" (inziato da un King ancora studente nel lontano 1982 e completato dopo vari stravolgimenti epici-fantastici-horroriferi-futuristici solo nel 2004), figura quasi mistica e dalla personalità articolatissima. Per quanto riguarda la fotografia e il suo ruolo focale nell’ensemble filmico sono stato colpito dalla scena in cui il giovane soldato viene sacrificato e dato in pasto alla "Bestia". L’inquadratura dal basso, con il primo piano terrorizzato del giovane e con sfondo sfuocato dalla nebbia la colossale figura della Mega Mantide (che, volendo, ricorda uno dei Tripodi de La Guerra dei Mondi) che si erge altissima dietro di lui. Ed infine il finale sadico (tralasciando lo scontato e banalissimo fatto che le cartucce residue, ovviamente, sono solo 4 e qualcuno resterà senza morte rapida e poco dolorosa) in cui la salvezza era quasi a portata di mano ma non viene raggiunta da nessuno, salvo David che, alla stregua di un novello ma sventurato Abramo, non viene fermato da Dio nel momento del sacrificio del suo adorato figlio Isacco.
Ed ora i miei voti, ovviamente siete liberi di scrivere la vostra opinione e commentare questo articolo e le votazioni se vi fa piacere.
Regia: 4/10
Recitazione: 3,5/10
Effetti speciali: 5,5/10
Fotografia: 8/10
Colonna sonora: 6/10
Voto globale: 5/10